Nuova prestazione DOCG dei laureati in musicologia Luca Bianchini e Anna Trombetta. In questa occasione il riferimento è all’edizione «Director’s cut» del film Amadeus di Miloš Forman (2002). In particolare, alle pp. 64-65 di Mozart. La caduta degli dei si menziona, sottoponendola a commento, la sequenza visibile sul blu-ray da 56’ e 29’’a 1h 07’ e 54’. Questa una breve sinossi del girato: Constanze visita Salieri chiedendogli di intercedere a favore del marito presso l’Imperatore, per ottenere l’incarico di insegnante di musica di Elisabetta Guglielmina di Württemberg, nipote di Giuseppe II. Salieri è sorpreso da quella visita, e la lettura di alcuni autografi portatigli da Constanze ad insaputa di Wolfgang provoca in lui sgomento, notandovi sia un’indicibile bellezza che la totale assenza di correzioni. Salieri asseconda la richiesta di Constanze ma ad una condizione: che quella sera stessa lei torni per concedersi. Lei è perplessa e imbarazzata quando Salieri le propone lo “scambio”. La proposta mira in realtà a togliersi dai piedi la signora Mozart e non vederla tornare, al punto che a Constanze, che in un primo momento sembra negarsi, Salieri dice «Then don’t… It’s up to you». [1]
Come sempre si dovrebbe fare, trattandosi di un’opera cinematografica, per comprendere il senso della battuta nel film occorre tener presente il non verbale, cioè l’espressione del volto, del corpo e del tono utilizzati dal Salieri interpretato da F. Murray Abraham. Che è chiaro, potente, inequivocabile, così come la scelta di regia di Forman, che riprende dal basso verso l’alto un Salieri incombente, minaccioso ma senza l’ombra di sensualità: non di seduzione libidinosa si tratta, ma appunto di noncuranza, disinteresse, la mente essendo già ben altrimenti occupata nel tentativo impossibile di sondare quella genialità appena manifestatasi nella partitura. E infatti, quando quella stessa sera Constanze si ripresenta pensando di accettare una proposta oscena, invece il «maturo prelato» (così discutibilmente lo definisce Paolo Mereghetti nel suo noto Dizionario dei film, edizione 2002) stava «lì senza sapere se sarebbe tornata o no», supplicando Dio di concedergli l’ispirazione creativa (Salieri prega dicendo: «Show me one sign of your favor, and I will show mine to Mozart. I will get him the royal position».[2] Insomma, è al di là di ogni dubbio, ribadiamo, che il Salieri di Forman/Abraham sia dunque in attesa della musica, non della signora Mozart. Prova ulteriore ne è che, di fronte ad atti inequivocabili di Constanze, Salieri, indignato, la caccia in malo modo.
Non c’è dunque ombra di lascivia nel musicista ritratto in questa sequenza, ma solo indignazione, e la sua integrità morale non viene mai posta in discussione, né dallo script, né dall’interpretazione attoriale, tanto meno dallo stile di ripresa, che è sempre diretto e funzionale alla migliore risonanza delle parole e dei gesti, nel senso indicato più sopra.
Ed è quindi del tutto ingiustificata una lettura come quella insinuata da Bianchini e Trombetta, per la quale si confronterebbero un italiano visto da una tedesca e una «puttanella» tedesca vista da un italiano privilegiato. Constanze e Salieri sono esseri umani con la loro forza e le loro debolezze, dal momento che Salieri non è raffigurato come un impenitente sciupafemmine, secondo uno degli stereotipi razzisti degli italiani visti in Germania, al contrario; né del resto Constanze è plasmata come una donnetta frivola, lesta a rinunciare alla propria virtù con il primo che capita, ma piuttosto come una giovane prima colpita, poi ferita, addolorata e incerta, che quindi con notevole forza, solo per amore del marito, arriverebbe ad accettare anche l’inaccettabile.
Per concludere: nel loro commento, i laureati in musicologia Bianchini e Trombetta interpretano le figure dei protagonisti in modo pre-orientato e pregiudiziale, strumentale nell’ottica del più banale e superficiale moralismo. È da notare infine come gli autori abbiano scopiazzato da Wikipedia l’argomento secondo cui, senza l’introduzione della scena dell’intercessione in cambio di prestazione sessuale, non si potrebbe comprendere la Constanze “offesa” verso il termine del film.[3]
Fraintendimento strumentale e deliberato, ribadiamo. Scherzosamente, verrebbe da pensare che i laureati in musicologia Bianchini e Trombetta debbano aver confuso Amadeus con A Fish Called Wanda, dove il sessualmente iper-attivo Otto West di Kevin Kline parla con accento italiano per meglio accendere il desiderio e il piacere delle signore cui si accompagna.[4]
[1] Questo il doppiaggio italiano: «Non venga allora… la decisione è sua».
[2] Nel doppiaggio: «Dammi un segno della tua benevolenza e io darò un segno della mia a Mozart: gli farò ottenere il favore dell’Imperatore».
[3] Questa la citazione da Wikipedia (Italia): Nel 2002 è stata distribuita nei cinema (e in seguito anche in DVD) una versione ampliata di circa venti minuti contenente i tagli (Director’s Cut) operati in occasione della prima uscita della pellicola. Vengono ripristinate alcune scene che illustrano la condizione di Mozart, talento immenso ma perennemente al verde, tra cui una richiesta di aiuto del compositore a Salieri e le impossibili lezioni di piano ad una giovane dell’alta società. Viene ripristinata inoltre una scena cruciale per comprendere l’odio (altrimenti inspiegabile), che Constanze dimostra nei confronti di Salieri: recatasi una mattina presso il compositore italiano per pregarlo di far avere a Mozart delle commissioni grazie alla sua influenza (scena sin qui presente nella versione originale), Salieri le fa intendere che avrebbe acconsentito se lei, quella notte stessa, gli si fosse concessa sessualmente. Constanze, disperata, si trova costretta ad accettare. Ma, quando, poche ore dopo, giunta nella sala del palazzo Salieri, si spoglia, egli, in preda a scrupoli religiosi (dato anche il suo antico voto di castità) o più probabilmente perché la richiesta era stata solo una scusa per umiliarla cui pensava la donna non si sarebbe mai adattata comunque; ora che può vedere la miseria della moglie del suo nemico non ha certo intenzione di aiutarla e anzi la rifiuta con disprezzo, suonando il campanello e chiedendo al servitore di accompagnare la donna, che tra l’altro è ancora mezza nuda, alla porta, creando quell’odio in Costanze che poi si troverà alla fine del film nel momento della morte del marito.
[4] Così naturalmente nella versione originale del film. Nel doppiaggio italiano, per ovviare a un dettaglio altrimenti incomprensibile, Kline affetta uno spiccato e buffo accento spagnolo.
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