Abbiamo appreso della presentazione del secondo tomo del fantasioso pamphlet Mozart. La caduta degli dei, che si terrà il 29 settembre 2018 nel quadro di Mondomusica, presenti gli autori Luca Bianchini e Anna Trombetta.

Una manifestazione seria come quella che si tiene a Cremona – ne fa fede il patrocinio, tra gli altri, del MIUR-AFAM e del Ministero dei Beni culturali – non dovrebbe inserire tra i suoi eventi, al prezzo di perdere credibilità, la presentazione di un lavoro dilettantesco, mistificatorio e revisionista. In quelle pagine scolorite si contesta il genio di Mozart negando financo l’evidenza, come hanno fatto alcuni irresponsabili con l’Olocausto. Il libro in questione, inoltre, è retto da un meccanismo tipico di chi vuole a tutti i costi dimostrare l’impossibile, usando a piacere citazioni, spacciando per verità inconfutabili semplici ipotesi infondate, nascondendo fonti e documenti e traendone conclusioni false sin nelle premesse. In tal modo gli autori non gettano solo fango, pretestuosamente, sulla figura di Mozart, ma sull’intera comunità musicologica italiana, e in primo luogo su un’Istituzione prestigiosa che onora la città di Cremona, come il Dipartimento di Musicologia e beni musicali, che i due, dopo la laurea, contestano a più riprese con argomenti capziosi, mal posti e indegni di attenzione.

In Tutta la vera storia delle fake news su Mozart di Luca Bianchini e Anna Trombetta di Mirko Schipilliti (pubblicato su «Gli stati generali»), al quale rimandiamo,[1] viene riassunta l’intera vicenda con rinvii per approfondimenti ulteriori. Fra chi contesta figurano noti musicisti ed esponenti di rilievo nella musicologia internazionale, che hanno scritto articoli e recensioni documentati, apparsi in diverse sedi, anche in riviste di prestigio come quella del Dipartimento di musicologia (Michele Girardi, in «Philomusica on-line», 2, 2017),[2] e Carlo Vitali nel «Saggiatore musicale», in preparazione.

Riteniamo di rendere pubblica la nostra opinione sull’iniziativa in questione perché solo l’informazione corretta può salvare la comunità dalle cosiddette bufale che infestano la realtà mediatica odierna.

La Nuova Accademia della Bufala

Fabio Bruno, Alessandro Cammarano, Paolo Congia, Michele Girardi, Mirko Schipilliti, Mario Tedeschi Turco, Giovanni Tribuzio, Carlo Vitali 

(https://laccademiadellabufalamozartlacadutadeglidei.wordpress.com/informazioni/)


[1] https://www.glistatigenerali.com/musica-classica_storia-cultura/tutta-la-vera-storia-delle-strampalate-fake-news-contro-w-a-mozart/
[2] http://riviste.paviauniversitypress.it/index.php/phi/article/view/1901/pdf

Riflessioni

C’era una volta una fiera-mercato di strumenti musicali. Non era l’unica, non era ancora quella di riferimento anche se lo svolgersi nella città-capitale della liuteria aiutava a illudersi di esserlo. Poi è diventata Cremona Musica. Molto più fiera – anche in senso aggettivato – che mercato, e con l’apertura alla fine dimostratasi vincente alla famiglia delle «corde percosse», dell’attrezzistica annessa, e a tutte le famiglie strumentali. Molto più vivace e felicemente sonoro spettacolo estemporaneo capace di far capire che la musica si può “vivere” e amare anche passivamente, da suonatori della domenica, da ascoltatori, da curiosi. L’idea di mescolare professionismo e amatorialità funziona. Anche se spesso, proprio nella programmazione culturale – cioè non “concertistica” né squisitamente tecnica – pare che sia la seconda a tenere banco. Con riconoscimenti e inviti a esibirsi a divulgatori/operatori/critici che per diverse ragioni appartengono al sottobosco della ricerca musicale seria. Scrittori che si dilettano di critica musicale, conversatori di musica che non leggono il pentagramma, dilettanti che usano ambigue categorie storiche come il negazionismo per avallare strampalate teorie storico-complottistiche messe in atto dalla musicologia “straniera” per affossare supreme verginità e glorie italiche nazionali («sovranismo e populismo musicologico»: potrebbe essere un nuovo indirizzo disciplinare?) ingiustamente neglette esaltando mediocrità finalmente palesate. Come non si vorrebbe leggere, ma si legge, in un dilettantesco e scorretto volume («Mozart. La caduta degli dei», diamo il titolo per evitare che qualcuno ci caschi) dedicato a diffamare con presunti metodi musicologico-scientifici i giudizi critici e il valore del sopravalutato plagiatore seriale (di italiani, soprattutto) e modesto scrittore di note nato a Salisburgo il 27 gennaio 1756. Il volume, la cui presentazione è stata improvvidamente inserita nel cartellone degli incontri culturali cremonesi, è un vero boccone (falsamente) musicologico e divulgativo avvelenato. Qualche anima candida potrebbe credere allo strillo promozione: «anche il secondo volume svela miti e leggende che per oltre duecento anni hanno distorto la biografia di Mozart rendendo il musicista simile a un dio» visto che è anche sul sito di Mondomusica Cremona 2018. Manifestazione patrocinata e svolta nella città dove decenni fa fu creata una facoltà-modello di studi musicologici; la prima italiana, in un certo senso l’unica anche se i buoni modelli non possono che essere imitati. Pare uno sfregio all’araldica di una delle città più ricche di storia musicale d’Italia che neI cartellone “culturale” di una fiera-mercato di eccellenze musicali e di professionalità tecniche indiscusse e internazionali, si dia spazio a simili teorie storico-musicali. Fake pseudomozartiano bell’e buono. Pronto per l’implacabile graticola critica dell’Accademia della Bufala. Vanificando la (meritatissima) buona fama che i giovani musicologi (veri) italiani vantano all’estero. Complottando a sfavore della letteratura specifica informata e competente. E, di fatto, facendo pubblicità ingannevole. Il che per una fiera-mercato che, a ragione, se la tira molto è un inspiegabile passo falso.

Angelo Foletto (critico musicale de La RepubblicaSuonare News), in Acuti.


In qualità di direttore responsabile dell’Ape musicale, testata nata proprio con l’obiettivo di dare spazio a una critica musicale competente, fondata, onesta e costruttiva, non posso non condividere totalmente la presa di posizione contro la pericolosa diffusione anche in ambiti ufficiali di tesi tendenziose e pericolosamente pseudoscientifiche.

Roberta Pedrotti, in L’ape musicale.


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Uno scandalo di sfacciataggine e mancanza di professionalità! Uno schiaffo alla serietà degli studi musicologici. Che anche un’istituzione rinomata apra le porte alle fandonie è segno dei tempi o del declino culturale dell’Italia?

Dino Villatico (critico musicale de La Repubblica, Classic Voice e musicologo).


Ricevo e, sbigottito, pubblico, aggiungendo il mio nome e quello della rivista MUSICA ai contenuti illustrati dagli amici e colleghi dell’Accademia della Bufala, i cui interventi tante volte hanno trovato ospitalità in questo sito.

Nicola Cattò, in Musica-Rivista di cultura musicale e discografica.


A Carlo Vitali

Caro dottore,

per caso mi è accaduto di seguire, su Internet, l’intemerata da Lei fatta a due sventurati che non si peritano di scrivere su Mozart e farci la rivelazione della sua mediocrità, così come un loro sodale spiega che Händel è un povero plagiario. In un primo momento ho pensato che de minimis non curat praetor, e che il Suo tempo potrebb’esser meglio impiegato. Ma il fatto è che oggi non esistono più gerarchie culturali né filtri all’ignoranza; sulla Rete chiunque ha diritto di parola e, nella generale incapacità di sapere anche solo Padre, Figliuolo e Spirito Santo – come si dice a Napoli -, viene preso in considerazione dagli sprovveduti. Più grossa la spara, dagli Ufo all’Aids, più lo ascoltano e gli applaudono. Mundus vult decipi, e ormai la Rete attua meglio di ogni altra cosa l’ ergo decipiatur. Motivo per il quale aggiungo la mia debole parola agli autorevoli consensi che Le sono giunti. Credo che agli scrittori mozartiani autopubblicati e ai loro sodali si apra un enorme terreno di attività.

Possono dimostrare che la Nona Sinfonia è stata da Beethoven plagiata al vero genio di famiglia, il nipote; che I promessi sposi sono di Tommaso Grossi; che la Cappella Sistina venne in realtà affrescata da Daniele da Volterra detto “il Brachettone”; che la Scuola d’Atene fu dipinta dal Sodoma, come prova il suo autoritratto a fianco del presunto Raffaello, che l’Eneide non fu mai scritta da Virgilio, premorto, ma – così come le Georgiche sono opera della reincarnazione di Plauto evocato da Asinio Pollione col tavolino a tre gambe – è il frutto della collaborazione a quattro mani di Vario e Tucca. Le poesie di Saffo sono di Faone, giacché la poetessa non aveva tempo, essendo troppo impegnata a praticare il cunnilingus colla mamma dello stesso. E la questione omerica, plaga immensa e ancor vergine, attende coraggiosi esploratori.

A Lei e a noi l’augurio di non imbatterci più in apofaineti, o disvelatori del Vero, di tal sorta. Ma è un voto irrealistico.

Paolo Isotta (musicologo).