Esordisce in questa rubrica, come nuovo membro dell’Accademia della Bufala, e decisamente al meglio, Marco Murara, brillante e colto traduttore dell’epistolario mozartiano il quale, a differenza di Bianchini e Trombetta, sa il tedesco. Che i due signori non ne sappiano nulla mi sembra palese,e lo sarà ancor più dopo che gl’interessati avranno letta questa nota. Chissà se la leggeranno anche il manipolo di fedelissimi che li sosterrebbe anche se affermassero che il sole ruota intorno alla terra. Cedo la parola a Murara, il pezzo è da legger d’un fiato:

Ici on parle français… oder spricht man Deutsch?

di Marco Murara

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A p. 90 del 2° volume di Mozart. La caduta degli dei è riportato il passo della lettera che Leopold Mozart scrisse alla figlia il 16 febbraio 1785, nel quale viene riferito il celebre elogio pronunciato da Franz Joseph Haydn: «Affermo davanti a Dio da uomo onesto che vostro figlio è il più grande compositore che io conosca, di persona o per reputazione; ha buon gusto e inoltre la più grande scienza della composizione».

Subito dopo la citazione segue un commento di Bianchini e Trombetta (B&T): «Purtroppo la lettera dell’anziano Mozart è l’unica testimonianza diretta di quel momento solenne e ci risulta difficile credere che riporti esattamente le parole pronunciate da Haydn, primo perché il testo è in francese, quando invece i fratelli [massoni] presenti in casa erano tutti tedeschi, secondo perché Haydn non lo conferma, Wolfgang neppure, e Leopold è del tutto inaffidabile quando esalta il figlio».

«Primo perché il testo è in francese». In francese?!?… Sì, perché – hanno cura di spiegare B&T in nota – «in Appendice a p. 107 Cappelletto riporta l’intera lettera con la celebre frase in francese». Il riferimento bibliografico è al libro di Sandro Cappelletto, Mozart. La notte delle dissonanze, Torino, EDT, 2006, dove in effetti la frase in questione appare riportata in francese.

Innanzi tutto, non si capisce perché mai la fonte per la citazione di una lettera di Leopold Mozart debba essere l’appendice di una monografia di Cappelletto dedicata al Quartetto KV 465. Ma tant’è: insondabile mistero del metodo “scientifico” seguito da B&T.

Ciò detto, una rapida verifica sull’edizione in lingua originale (Bauer-Deutsch-Eibl, Mozart. Briefe und Aufzeichnungen. Gesamtausgabe, Bärenreiter-Verlag, Kassel 1962-1975, edizione rivista e ampliata da Ulrich Konrad, 2005) consente di appurare che il passo della lettera di Leopold suona così: «ich sage ihnen vor gott, als ein ehrlicher Mann, ihr Sohn ist der größte Componist, den ich von Person und den Nahmen nach kenne: er hat geschmack, und über das die größte Compositionswissenschaft». Anche se un paio delle attuali regole dell’ortografia tedesca non appaiono qui rispettate (ovvio, siamo nel Settecento!), non mi pare che queste parole abbiano un’aria molto francese…

Da dove deriva dunque il francese che compare nel libro di Cappelletto? Il mistero è presto svelato. La lettera di Leopold Mozart è ivi pubblicata in una (infelice) traduzione italiana della traduzione francese pubblicata da Geneviève Geffray (W.A. Mozart. Correspondance, IV, Paris, Flammarion, 1991, p. 169). E il traduttore italiano, oltre che fare il “traduttor de’ traduttori”, ha per di più male interpretato le indicazioni date dalla versione della Geffray.

Infatti, per indicare che una certa parola o frase è in francese nell’originale, la Geffray usa il metodo del corsivo seguito da un asterisco. Quando invece una certa parola o frase è evidenziata nell’originale, la Geffray la scrive semplicemente in corsivo (senza asterisco). Ebbene, nella frase di Haydn, l’ultima parola è «Compositionswissenschaft», per cui nella traduzione francese l’ultima parola risulta «composition», che viene appunto indicata come in francese nell’originale, ma lo è solamente quell’ultima parola, e non l’intera frase!

Nella traduzione italiana in esame si trovano altri spassosi esempi di simili travisamenti del testo. Così, per esempio, il «schönes quartier mit aller zum Hauß gehörigen Auszierung» diventa un «bel quartier con toutes sortes d’agréments faisant partie de la maison», la tedeschissima parola «Nachtreise» è resa con «voyage dans la nuit», e così via. Si tratta di parole scritte in corsivo (senza asterisco!) nella versione della Geffray, evidentemente fraintese dal traduttore di… secondo livello.

Insomma, quel «Primo perché il testo è in francese» merita di essere accolto solo con una bella risata… o forse dovrei dire «avec un bon rire», no, anzi «mit einem schönen Gelächter»! Addurre una traduzione a principale sostegno della propria argomentazione, senza avere neppure la semplice accortezza di dare un’occhiata al testo originale, basta di per sé a squalificare chiunque voglia avere la minima pretesa di scientificità: figuriamoci poi se la traduzione presa a riferimento è pure sonoramente sbagliata!

Perché Haydn avrebbe dovuto confermarlo? Il fatto che egli non abbia confermato per iscritto le parole rivolte a Leopold Mozart non è certo determinante. Perché Wolfgang avrebbe dovuto confermarlo? Nella sua lettera Leopold scrive «H: Haydn sagte mir» (ossia: “il signor Haydn mi ha detto”, il corsivo – questa volta – è del sottoscritto); forse Wolfgang non intese neppure le parole che Haydn rivolse al solo Leopold. Ma se anche le sentì, la mancata conferma da parte sua non pare certo una prova sufficiente per smentire la veridicità dell’episodio.

Quanto al fatto che Leopold sarebbe «del tutto inaffidabile quando esalta il figlio», si può al contrario osservare che in queste lettere scritte da Vienna all’inizio del 1785 Leopold può essere considerato un buon testimone, perché all’epoca i rapporti con Wolfgang si erano già molto raffreddati, perché egli era andato a Vienna sicuramente con spirito critico nei confronti del figlio (e non aveva certo più lo scopo di “fargli pubblicità” a Salisburgo come quando era più giovane) e poi perché scrive alla figlia e non aveva alcuna ragione di mentirle o inventare cose (in altre lettere a lei indirizzate e non molto successive, Leopold appare invece molto duro nei confronti di Wolfgang).

In conclusione, tutto ciò costituisce un’ennesima dimostrazione – se mai ve ne fosse il bisogno! – del modus operandi di B&T, che non si prendono neppure la briga di andare a esaminare i testi originali, ma basano i loro argomenti su una traduzione di traduzione (!) e su loro congetture personali, del tutto opinabili e chiaramente preconcette.