“La prima pellicola che somiglia all’Amadeus di Forman risale al 1942, fu voluta da Goebbels e si intitola Wen di [sic] Götter lieben (“L’amato degli dei” [sic] cioè Amadeus [sic]). Non si parla di Salieri perché il compositore italiano non era criticato ai tempi di Hitler. Venne inserito come personaggio negativo solo nei film che seguirono la fine della seconda guerra mondiale, quando l’Italia aveva tradito il patto coi tedeschi, ad esempio in The Mozart Story del 1948″.

(fonte: Mozart, la caduta degli dei – Intervista a Luca Bianchini e Anna Trombetta, raccolta da Roberto Mori, 1.11.2016, sul blog “Connessi all’opera”)

Come musicologi B&T non ci sembrano granché, ma come filmologi avevano cercato di darsi un certo tono e forse qualcuno ci sarà cascato. Ecco per esempio uno stralcio dal loro Rotolone Primo (Mozart, la caduta degli dei, Tricase, Youcanprint Self-Publishing [ma: Leipzig, Amazon Distribution], vol. I, 2016)

B&T p. 10: “Nel 1941 Goebbels voleva che si girasse un film su Mozart, per completare l’azione di propaganda nazista”. […] Il regista Karl Hartl (1899-1978) raccolse un distinto gruppo di artisti molto conosciuti al pubblico tedesco: Hans Holt nei panni di Mozart, Winnie Markus di Constanze, Walter Jessen [sic, recte: Jenssen] di Leopold e Curt [sic, recte Curd] Jürgens in quelli dell’imperatore Giuseppe II. Mancavano Da Ponte perché era un ebreo e i massoni perché Hitler non ce li voleva”.

Interessante, ma puzza d’imparaticcio. A parte i refusi nei nomi degli attori, lo dimostra la n. 19 di p. 11, dove B&T definiscono la Reichsfilmkammer “una società pubblica di Berlino che controllava tra il 1933 and [sic] 1945 l’industria cinematografica nazista”. Pensavano in inglese? No, hanno incollato di peso una pagina di Wikipedia inglese (“Reichsfilmkammer”) traducendola malamente all’impronto. Quale attinenza poi ci sia fra la propaganda di un regime criminale e lo studio scientifico dell’opera di Mozart ci viene spiegato a p. 12: “Le pellicole musicali degli anni ’40 si affidavano alle ricerche storiche della Musikwissenschaft (musicologia) che era nata in Germania. […] Pescando nell’aneddotica sovrabbondante dell’Ottocento, Gobbels… [omissis].”

E INVECE NO! Goebbels non ha inventato proprio niente, e una volta di più il perfido Alemanno ha plagiato una creazione del genio italico. Il primato del cinepanettone mozartiano spetta a CARMINE GALLONE (1885-1973), l’indimenticato regista di Scipione l’Africano e della saga di Don Camillo e Peppone:

Melodie eterne

Italia 1940

con Gino Cervi (Mozart)

Cesare Polacco (Haydn)

Augusto Marcacci (Salieri) e altri…

musica diretta da Luigi Ricci

soprano fuori scena Margherita Carosio

b/n, durata 97′

Qui una sintesi del capolavoro made in Cinecittà che anticipa di ben DUE ANNI l’imitazione del diabolico Herr Doktor. E non manca nemmeno Salieri!