di Mario Tedeschi Turco, Michele Girardi, Carlo Vitali
L’Ineffabile, bramoso di strombettare promozioni per la sua imminente nuova autopubblicazione, è in questi giorni prodigo di notizie circa messaggi privati e telefonate provenienti dall’intero orbe terracqueo. E mette così a segno un colpo magistrale, questa volta sventolando una citazione al merito dalla patria di Alfred Nobel e dei mobili Ikea. Accoliti in ordine sparso gongolano e danno fuoco alle polveri.
Esultiamo anche noi cacciatori di bufale: il tributo di lode compare infatti su una fanzine, “Wild Ideas”, la cui ragione editoriale, vergata dal suo direttore e redattore monocratico, è la seguente: «In Wild Ideas, I present highly speculative ideas on the fringes of science, philosophy, and science fiction. In fact, it is hard to know if they should be classified as philosophy or some kind of science fiction presented in a non-fiction format. Some of the ideas are, as far as I know, entirely my own, others not, and some fall somewhere in between». Traduzione a beneficio della platea perlopiù monolingue dei Bufala-fans, sempre pronta ad esaltarsi di fronte ad esotiche testimonianze che non è in grado di decifrare né di soppesare per quello che valgono[1]. È l’effetto già descritto da Tacito con l’aforisma “Omne ignotum pro magnifico” (De vita et moribus Iulii Agricolae, 30):
«In Wild Ideas, io presento idee altamente speculative ai margini (on the fringes) della scienza, della filosofia e della fantascienza. In effetti, è difficile sapere se si dovrebbero classificare come filosofia o come una sorta di fantascienza presentata in formato non-fiction. Alcune idee sono, per quanto ne so, interamente mie, altre no, e alcune cadono nel mezzo».
Lode dunque al Grynnsten per collocare con precisione certe idee nel luogo loro proprio, «science fiction» o «somewhere in between», alternative di stato in luogo senz’altro valide entrambe. Nella Terra di Mezzo, continente piatto abitato da Nani, Orchi e Troll, non poteva mancare la lunatic fringe dei musicologi selvaggi. E difatti non manca. Aspettiamo con gaudio i futuri sviluppi dell’effetto domino, dopodiché non resterà nemmeno un buffone a raccogliere i pezzi del trono.
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[1] Si veda il caso recentissimo dell’omaggio di Martin Jarvis, il professore australe autodefinitosi “paria” della comunità musicologica mondiale, e il cui sostegno alle speculative ideas di Bianchini e Trombetta assomiglia molto a quello (decisivo) che la corda offre all’impiccato.
5 Novembre 2021 il 22:13
Ma è un delirio odeporico! Continua in quel di Sondrio la disperata ricerca in tutto il mondo di qualche bufalaro ancora più scombinato di loro che si presti a fargli da testimonial.
Dopo l’Australia è ora la volta della Svezia. L’Alleanza del Bufalistan allarga a dismisura i propri confini; Hallelujah! gracidano le rane e i roditori in coro. Ma l’Accademia della Bufala vigila e non gliela farà passare liscia…
6 Novembre 2021 il 09:07
Caro Collega,
come volevasi dimostrare, esiste ormai un’amorosa corrispondenza di bufalarii sensi che abbraccia i continenti e scavalca gli oceani. Il Bufalaro svedese — il quale cita come fonti “scientifiche” le interviste di Donn’Anna Trombetta e le pappolate moralistiche della ufologa sino-australiana Pei Gwen South — non si lascia mancare nemmeno il bufalaro gallese-australiano del quale ci siamo occupati giusto l’altroieri. Pare che quest’ultimo, dopo aver collezionato legnate su Anna Magdalena Bach, sia ora passato a far danno in campo mozartiano.
Sempre, ben s’intende, con adeguato corredo di specialisti forensi e in chiave fanta-femminista. Ma guarda come lo Svedese riassume le di lui “scoperte”, maturate a suo dire in lunghi anni di ricerche:
“Professor Martin Jarvis of Charles Darwin University spent five years together with a US forensic document specialist and an Australian police forensic scientist to analyze the handwriting of the Mozart family. He discovered that Nannerl wrote music that her brother then played. Said Jarvis, “We have only just opened the crack in the door. Maria Anna has always been this mysterious piece in history. What else we can find? Who knows?”
Già, who knows? Si è aperta una crepa nelle porte del mistero, orco càn! Chi lo sa dove potranno arrivare navigando fra le crepe dello spazio-tempo? Magari alla scoperta che la Nona di Beethoven l’ha scritta un computer quantico paracadutato su Vienna da un’astronave rettiliana. Attendiamo fiduciosi le loro immancabili nuove rivelazioni.