di Carlo Vitali, Mario Tedeschi Turco, Michele Girardi, Fabio Bruno, Paolo Congia, Carlo Centemeri, Alessandro Cammarano
Dalla fine degli anni ’90, Luca Bianchini e sua moglie Anna Trombetta, entrambi insegnanti di sostegno per adolescenti svantaggiati nella città di Sondrio, hanno avviato un’attività a gestione familiare nel campo della storia della musica. Il loro obiettivo principale è “smascherare” il presunto “imperialismo” austro-tedesco e anglosassone nella musicologia e nel marketing musicale, da loro etichettato come complotto di Nazisti, Gesuiti e Illuminati per sbianchettare il contributo di gruppi etnici “non ariani” all’affermazione del cosiddetto Canone classico, in particolare attraverso l’invenzione di Bach, Händel, Mozart e Haydn come geni ed eroi culturali.
I loro opuscoli, video e libri autopubblicati (oltre una mezza dozzina, largamente propagandati su una varietà di siti web e social media) hanno ricevuto poco o punto riconoscimento dal mondo accademico italiano, più qualche feroce recensione su riviste specializzate. Nella loro attuale campagna propagandistica a favore della loro ultima pubblicazione (Mozart in Italia, novembre 2021) Bianchini e Trombetta mirano a ripulire la propria immagine, già compromessa in patria, vantandosi di connessioni con la comunità accademica mondiale. Nel far ciò, nominano alcuni eminenti studiosi anglosassoni tra i quali – secondo la loro narrazione priva di riscontri – i loro consigli e presunte scoperte sarebbero avidamente ricercati.
Una prima dissociazione, in inglese e in italiano, è arrivata giorni fa dal Dr. Daniel E. Freeman, docente all’Università del Minnesota e massimo esperto sul compositore ceco Josef Mysliveček (leggi qui); è ora il turno del Prof. Cliff Eisen, celebre studioso mozartiano incardinato dal 1997 presso il Dipartimento di Musica del King’s College di Londra. Nel 1992 il Prof. Eisen ha ricevuto il Premio Alfred Einstein dell’American Musicological Society; la sua ricerca si concentra sul periodo classico, in particolare su Mozart. Ha dedicato molti scritti ai problemi di autenticità che circondano i lavori di Leopold Mozart e di suo figlio Wolfgang; altre sue pubblicazioni riguardano la musica da camera di Mozart e la sua vita nei documenti contemporanei quali lettere, testimonianze di terze parti e ritratti.
L’Accademia della Bufala ringrazia il Prof. Eisen per aver concesso che la sua recensione del suddetto libro di Bianchini e Trombetta compaia in prima assoluta sul nostro sito web. Si spera che il Prof. Neal Zaslaw, oggi il principale curatore della revisione del catalogo Köchel, si unisca con la sua autorevole testimonianza. Come si suol dire: “una volta è un incidente, due volte una coincidenza, tre volte un’abitudine”.
Cliff Eisen: Recensione di Mozart in Italia di Luca Bianchini e Anna Trombetta (Tricase, YouCanPrint, 2021)
Nel loro libro Mozart in Italia, Luca Bianchini e Anna Trombetta affermano a p. 8 che avrei avuto con loro un proficuo scambio di idee, il che lascerebbe supporre che io sostenga e approvi il loro lavoro. E su Facebook pretendono che sia stato io a contattarli. Nulla potrebbe essere più lontano dal vero. Non ho contattato Bianchini e Trombetta; sono stati loro ad avvicinarmi. E il presunto fruttuoso scambio di idee fra noi non è stato affatto tale. Al contrario, ho segnalato nel loro lavoro una serie di problemi, nessuno dei quali pare sia stato affrontato. Penso che in questa sede valga la pena di sottolineare alcuni di questi problemi in modo che i potenziali lettori non vengano fuorviati, né dagli autori medesimi né da commenti positivi che forse possono essere inventati, oppure più o meno imparziali, o soltanto disinformati.
In mezzo a una serie di altri problemi, gli autori fanno diverse affermazioni erronee o non provate, fra le quali: 1) che Leopold Mozart abbia diretto il Mitridate (non lo fece); 2) che i Mozart abbiano probabilmente ricevuto da padre Martini una partitura del Mitridate di Gasparini (nessuna prova); 3) che Leopold non capisse l’italiano (è falso); 4) che i Mozart non avessero alcuna esperienza di opera seria (anche questo non è vero, poiché durante il Grand Tour ne avevano ascoltate, ed è documentato che parecchie opere di questo genere circolavano già a Salisburgo a partire dagli anni Sessanta del Settecento). A dire il vero, si tratta solo di errori banali e rappresentazioni distorte, poiché in fin dei conti non influiscono realmente sul dibattito; ma danno l’impressione che gli autori siano saltati alle conclusioni senza fare i compiti a casa.
Ad essere gravi sono invece i loro errori circa le fonti, specie l’asserzione che le fonti superstiti del Mitridate di Mozart sarebbero per la maggior parte di mano di Leopold. Ciò è semplicemente falso, come chiunque può accertare sull’apparato critico all’edizione del Mitridate pubblicata nella Neue Mozart-Ausgabe o sui facsimili parziali dell’opera ivi contenuti. Si inventano anche fonti inesistenti, compresa una in cui, per un tratto dell’opera, Wolfgang trascriverebbe in bella le parti di archi, voce e basso limitandosi a copiare ciò che Leopold andava scrivendo, stagliuzzando e trasformando il Mitridate di Gasparini (p. 291 e sgg.). Non so davvero a cosa servano queste invenzioni se non a sostenere che Leopold fosse un plagiario, che Wolfgang dopotutto non sapesse proprio comporre, e infine – ciò che sembra stare in agguato sullo sfondo – che Gasparini fosse un compositore migliore. Niente di tutto questo ha senso, né storicamente né sulla base delle fonti.
C’è anche una lunga sezione in cui gli autori invitano i lettori ad imparare a plagiare: sì, anche tu puoi scrivere la tua opera seria proprio come i Mozart si erano intrufolati per spacciarsi da compositori di genere serio! A parte che, tanto per cominciare, la tesi del plagio si fonda su un ragionamento erroneo, questa sezione del libro è del tutto superflua. Gli autori offrono quello che sembra un argomento originale: riscrivi il basso di un’opera esistente, quindi riscrivi la melodia sul tuo nuovo basso. Ma quel modo di comporre era già ben noto nel Settecento ed è documentato in trattati pubblicati a stampa. Quindi non era il caso che Bianchini e Trombetta dessero l’impressione di aver avuto una nuova idea, la quale non aggiunge alcunché al loro ragionamento. In ogni caso, nel discutere cosa fosse o meno possibile in materia di ritmi e di progressioni armonico-melodiche, il loro ragionare geometrico è capzioso. Non tengono conto a sufficienza delle convenzioni del tempo né delle esigenze della prosodia italiana. Non esistevano, come vorrebbero farci credere, infinite possibilità per allineare successioni di note, o di accordi, o di ritmi. E ciò, anziché rafforzare la loro tesi, non fa che demolirla.
Infine non sono sicuro che Bianchini e Trombetta sappiano leggere la notazione di Mozart né cosa sia un’edizione critica. Essi citano in particolare una trascrizione degli incipit di KV 62 [Marcia o Cassazione in Re maggiore, secondo Wolfgang Plath confluita nel Mitridate, ndT], presente nella lettera mozartiana del 4 agosto 1770, commentando che certi studiosi (a detta loro negligenti) avrebbero costantemente sbagliato i valori ritmici poiché non ricostruiscono il giusto metro nella chiave di violino o in quella di basso. Il fatto è invece che le edizioni critiche riportano i ritmi esattamente come li scrisse Mozart, e non è che gli studiosi precedenti non sapessero contare; ma sono Bianchini e Trombetta che non leggono con cura i ritmi scritti da Mozart, oppure non capiscono che un’edizione critica non può tacitamente o arbitrariamente alterare una fonte senza aggiungere un qualche commento.
Nemmeno comprendono che nella lettera di Mozart l’incipit non è una trascrizione vera e propria, bensì un’istantanea di quanto accade in apertura del brano sotto il profilo armonico e melodico; quindi non vincolato all’assoluta precisione, ma solo all’assoluta identificazione. Non si tratta di una questione banale, e nemmeno di un cavillo opposto a una lamentela che in realtà non è poi tanto importante in ultima analisi. Piuttosto è un’altra prova di come [Bianchini e Trombetta, ndT] saltano alle conclusioni e interpretano erroneamente le fonti. Se queste sono le due caratteristiche salienti di Mozart in Italia, allora è opportuno che i lettori siano messi in guardia.
Cliff Eisen
Department of Music
King’s College London
Strand
GB-London WC2R 2LS
(trad. it. di Carlo Vitali)
23 Dicembre 2021 il 00:31
Che figura di palta…
23 Dicembre 2021 il 09:50
Sono molto felice del giudizio del collega Eisen! Che figuracce d’oltralpe perpetua la coppia che aveva una facile cattedra di sostegno e poi si è messa a pubblicare intorno a Mozart senza alcuna conoscenza scientifica; la spudoratezza non ha confini.
31 Dicembre 2021 il 19:22
“S’inventano anche fonti inesistenti,”, scrive l’illustre studioso autore della critica. Mi domando che cosa accadrebbe se esistesse un albo ufficiale dei musicologi. Gli imbianchini le trombette sarebbero radiati per molto meno, con “calcio accademico”.
4 Gennaio 2022 il 11:28
… e poi andrebbero a raccontare al fan-club che hanno dato le dimissioni volontarie perché non si degnavano della compagnia di nazisti, neonazisti e oche giulive.
Buttiamoli dove devono stare: nella pattumiera dell’indifferenziata.
27 Febbraio 2022 il 10:41
Purtroppo, anche molti grandi musicologi si sono lasciati tentare dalla tentazione della burla con le fonti inventate.
27 Febbraio 2022 il 10:58
Caro Anoixe, una cosa è una burla (evidente o dichiarata prima o poi), una cosa è un testo che pretende di essere l’unica fonte attendibile. La burla semmai è attribuirsi l’attendibilità per tramite di (presunte) approvazioni da parte delle stesse personalità che si intende abbattere. È un po’ perverso, non trova?
2 Marzo 2022 il 10:31
Peggio ancora quando si evoca il Fantasma del Sostenitore Ignoto. Sostengono Bianchini e Trombetta in un’intervista genuflessa pubblicata dalla fanzine svedese “Wild Ideas”, n. 18 (novembre 2021):
“Molti professori universitari ci stanno aiutando, dall’Italia e dall’estero. Alcuni però hanno paura. Uno ci ha aiutato molto, ma ha chiesto espressamente di non essere ringraziato. Anche un direttore d’orchestra inglese, famoso, è venuto a trovarci, è stato a pranzo da noi, ci appoggia, ci aiuta, ma non vuole essere citato. Temono ‘la mafia mozartiana’ che censura chi critica gli studi tradizionali”.
Benissimo. Con lo stesso grado di verificabilità io posso allora citare tra virgolette il commento privato di un accademico statunitense che mi confessa di sentirsi preso in giro dai raggiri di Bianchini e Trombetta, i quali continuano invece ad annoverarlo fra i loro pretesi sostenitori:
“I honestly had no idea how incompetent Bianchini and Trombetta actually are until now, when I am reading their work more carefully. Their work is very sloppy and incomplete, even aside from their illogical and outrageous opinions and conclusions. Further things that disappointed me quite a bit in Bianchini and Trombetta include the poor translation in the English version they sent me, and an interesting deficiency in their musical talents brought to my attention by [OMISSIS]. He commissions scholars to produce modern edition of unedited music to be used as the basis of concerts and recordings in Europe. He said the last score he received from Bianchini was so poorly prepared that he wanted me to do it over.”
Facciamo uno scambio di spie come si usava ai tempi della Guerra Fredda: ci rivelino B&T il nome del “direttore d’orchestra inglese, famoso” contro quello del celebre accademico USA che li tratta da incompetenti totali.
E poi vedremo chi ride ultimo.
3 Marzo 2022 il 14:27
Caro Administrator,
questi bugiardi disonorati parlano di mafia e poi coltivano l’omertà su scala planetaria. Tessere abusive di un mosaico fasullo; è lo stesso metodo di Taboga jr. quando mi scriveva nel 2019:
“il mio approccio codicologico mi sta dando grandi soddisfazioni, grazie ai riconoscimenti avuti da insigni studiosi e musicologi in Austria – Università di Vienna – Italia – studiosi che neanche si immagina, Signor Vitali – e Stati Uniti – Università americane)”.
Passano gli anni e di codesti millantati riconoscimenti non si trova traccia né in cielo né in terra. Lo stesso vale per il fantomatico “archivio omogeneo” che avrebbe dovuto avvalorare le sgangherate speculazioni statistiche del sullodato Taboga sulla datazione “fine” dei manoscritti in base alle filigrane [vedi allegato]. Due anni fa lo abbiamo sfidato a rivelarcene l’ubicazione, ma il Grande Codicologo Lagunare non può. Perché l’archivio si trova a Fantasyland e non dispone di servizi di fotoriproduzione.
https://www.accademiadellabufala.it/2020/03/22/fake-news-su-andrea-luchesi-dove-sono-i-bei-momenti-ovvero-il-triciclo-di-taboga-di-carlo-vitali/