Su gentile concessione del “Salon Musical”.
Caro Alessandro Cammarano,
come te ho ricevuto il 20 marzo un comunicato stampa di Rai Cultura – Comunicazione, annunciante un concerto torinese dal ghiotto titolo Mozart senza Mozart. Tu l’hai pubblicato quasi verbatim sul tuo giornale online, offrendo un doveroso servizio ai lettori. Due passi però mi hanno colpito: “Andrea Luchesi, le cui opere furono talvolta attribuite a Mozart” e “Il nome di Mozart è legato anche al compositore italiano Andrea Luchesi, di cui è in programma la Sinfonia in mi maggiore proposta nella trascrizione e revisione curata da Agostino Granotto (sic per Granzotto). Le opere di Luchesi sono state spesso attribuite a Mozart, ma anche a Haydn, con i quali egli ebbe sicuramente contatti in vita. Fu una sorta di “ghost writer” del classicismo viennese. Le sue sinfonie scritte entro il 1771 appartengono al cosiddetto “Periodo Veneziano”, mentre al suo primo incontro con la società musicale di Bonn, dove fu nominato maestro della cappella di corte nel 1774, corrisponde la creazione della Sinfonia in mi maggiore in programma.”
Ben sapendo come la pensi riguardo al famigerato “caso Luchesi”, mi sono premurato di consultare i siti indicati dal detto documento (d’ora in poi “Il Comunicato“), ed ecco cosa ho scoperto con mio non poco divertimento:
1) un video del maestro Ernesto Schiavi, direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino, dove l’esperto manager culturale dichiara: “Andrea Luchesi, di cui tante opere sono state scambiate per opere di Mozart“.
2) Un altro video del maestro Ottavio Dantone dove per contro egli afferma: “Luchesi […], del quale si ipotizzò addirittura che avesse composto della musica di Mozart, ma in realtà poi non è vero”
3) Un cartellone più analitico dove la Sinfonia in questione è così dettagliata:
Sinfonia n. 5 in mi maggiore, Wk4 (1774 ca.)
(Trascrizione e revisione a cura di Agostino Granzotto)
Allegro – Andante – Presto
E qui abbiamo due problemi:
a) il numero di catalogo andrebbe scritto VK4, poiché la sigla deriva dal nome della musicologa tedesca dottoressa Claudia Valder-Knechtges, autrice del contributo Die weltlichen Werke Andrea Luchesis (1741–1801); in: “Bonner Geschichtsblätter” 36 (1984), pp. 79–118;
b) la datazione 1774 ca. è molto poco fondata per non dire di comodo. Secondo Agostino Taboga, propugnatore di un controverso metodo di datazione dei manoscritti musicali sulla base delle filigrane della carta, la più antica fra le tre copie conosciute della Sinfonia KV4 sarebbe “databile 1767-1772”, mentre le altre due lo sarebbero entro la forchetta cronologica 1770-72 e 1772-74. Ricordando a me stesso che Luchesi giunse a Bonn da Venezia nell’autunno del 1771, chi ci assicura della veracità di quanto Il Comunicato sostiene in maniera tanto apodittica: “al suo primo incontro con la società musicale di Bonn […] corrisponde la creazione della Sinfonia in mi maggiore in programma” (v. sopra)?
Diciamo che a questo punto un musicofilo meno addentro alle noiose controversie storiografiche e filologiche potrebbe subire un shock cognitivo. Chi ha detto che Andrea Luchesi sarebbe un deus absconditus del Classicismo viennese, visto che le sue opere “sono state spesso attribuite a Mozart, ma anche a Haydn”? Tu ed io conosciamo già la risposta; ma sarà meglio lasciare la parola al nostro stimato collega Oreste Bossini, le cui brillanti note di sala si possono leggere integralmente qui e di cui proponiamo un florilegio minimo che profuma di onestà e competenza:
“Sorvolando sulle fantasiose ipotesi che vorrebbero Luchesi il vero autore di alcune Sinfonie di Mozart (nientemeno che la «Jupiter») e di Haydn, avanzate negli anni Novanta da uno studioso devoto ma «totalmente digiuno di scienza musicale» come Giorgio Taboga [padre del sullodato Agostino Taboga, ndR] e in seguito enfatizzate a dismisura da una coppia di musicologi, Luca Bianchini e Anna Trombetta, che si proponevano addirittura di smontare il mito di Mozart, la produzione sinfonica di Luchesi arrivata ai giorni nostri risale tutta al periodo veneziano, compresa la Sinfonia in mi maggiore. […] L’aspetto arcaico della Sinfonia, che risale alla seconda metà degli anni Sessanta, è accentuato dalla scrittura pressoché primitiva degli strumenti a fiato, due oboi e due corni, che si limitano a rafforzare l’armonia e il basso. […] una Sinfonia piacevole ma che certo non poteva reggere il confronto con i lavori coevi di Haydn, progettati nella tranquilla e remota officina musicale della corte di Esterházy”
Oreste Bossini
La prova del budino sta nel mangiarlo, soleva dire un classico filosofo tedesco oggi un po’ fuori moda. Grazie alla diretta in streaming offerta da RAI Cultura in collegamento con il Circuito europeo delle radio (ora ospitata da RAIPlay al questo indirizzo) abbiamo potuto verificare con le nostre orecchie la fondatezza delle analisi critiche sopracitate. Non in ultimo grazie allo schiacciante confronto fra la Sinfonia KV4 di Luchesi e la Hob.I:103 di Haydn; una di quelle “Londinesi” che Taboga figlio pretende vendute sottobanco… da chi? Ma da Luchesi, naturalmente. Meritatissimi gli applausi all’Orchestra dell’OSN di Torino e al maestro Dantone; si noti poi che la conduzione su RAI3, a cura del medesimo Bossini in studio e di Susanna Franchi dalla sala, non ha offerto la minima sponda alle fantasie negazioniste dei dilettanti di musicologia.
Apprezzabile risultato dopo una partenza comunicativa a dir poco fuorviante.
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