Dal corrispondente da Bonn della rivista «Musica senza nazisti»
Il Fondo Luchesi presso gli eredi dell’antiquario Johannes Buffelmann di Bonn è purtroppo in via di liquidazione e rischia di essere smembrato e disperso.
Sarebbe una tragedia per la musicologia scientifica, poiché il Fondo Luchesi di Bonn è una miniera di rivelazioni che stanno cambiando la storia della musica del Settecento: sono state appena aggiudicate all’asta, per una somma ragguardevolissima, due lettere autografe di Andrea Luchesi tratte dall’archivio Buffelmann e risalenti presumibilmente all’ultimo ventennio del XVIII secolo.
La prima di queste è indirizzata a Franz Joseph Haydn («Aidìn» secondo il consueto uso luchesiano) nella residenza di Esterházy, la seconda è un biglietto a un non meglio identificato «Ludovico», un giovanissimo allievo di composizione dello stesso Luchesi.
Fino ad oggi questi due preziosissimi documenti erano rimasti inediti, benché ai rapporti di Luchesi con Haydn e alla sua attività didattica avesse fatto cenno Pikardus von Tabogen nel suo Klotho, Luchesis und Atropos: die verbrecherische Beseitigung eines musikalischen Genies (Leipzig, 1869) [“Cloto, Luchesi e Atropo: la criminosa soppressione di un genio della musica”], autentica pietra miliare della moderna Luchesi-Renaissance (cfr. Alain Le Moyne de Sérigny & Pierre Trudeau, Andrea Luchesi: The Critical Misfortune of an Italian Musician, «The Canadian Magazine of Arts» XXVIII/7, Jul. 1894, pp. 2-145).
Di documenti introvabili, per la verità, aveva scritto Gavrilo Princip nel suo coraggioso Andrea Luchesi je napisao Mocartov Requiem, ali oni ne žele da nas obaveste. Moramo učiniti nešto upečatljivo i odmah!, «Novi Srpski Magazin Muzikologije» XX/3, 1914 [Andrea Luchesi ha scritto il Requiem di Mozart, ma non vogliono farcelo sapere. Bisogna fare qualcosa di clamoroso, e subito!, «Nuova Rivista Serba di Musicologia» XX/3, 1914], deplorando l’impossibilità di accedere agli archivi imperiali di Vienna e annunciando un suo gesto eclatante per spingere il governo austriaco ad aprirli alla consultazione degli studiosi.
Qualcuno doveva aver sottratto criminosamente quelle lettere all’attenzione degli studiosi, sin dai tempi in cui l’industrioso musico mottense operava a Bonn. Le due lettere luchesiane non sono infatti riportate nell’eruditissimo De Andreae Luchesi Musici Mottensis / in Arte sua peritissimi ac excellentissimi / Vita Operibusque / Libri Duo, / Auctore & Collectore Luca Bubalario / Bonnensis Collegii Protomusico / ad Italicae musicae gloriam promouendam / necnon / ad Germanicae eruendam infamiam / diligentissime redacti, / [vignetta ] / in oppido Sondrii excudebat Lucas Albini, Anno Domini MDCCCIII [“Vita e opere di Andrea Luchesi da Motta di Livenza, competentissimo ed eccellentissimo musicista, in due libri composti da Luca Bubalario, Direttore della Cappella Musicale di Bonn, scritti con la massima diligenza per far conoscere a tutti e promuovere la gloria della musica italiana e allo stesso tempo portare alla luce l’infamia di quella tedesca, stampati nell’officina tipografica di Luca Albini, Sondrio, 1803”]. Evidentemente l’autore non aveva avuto modo di esaminarle, o meglio gli erano state negate all’esame dalle autorità del governo asburgico: a pagina 5136 del secondo tomo della sua opera, infatti, Lucas Bubalarius scrive, nella sua frondosa prosa latina: «Certe scio aliquas Andreae Luchesi epistulas Vindobon[a]e conseruari, sed mihi flagranti cupiditate eas inuestigandi a Maximo Custode Tabularii Imperialis non modo eas perlegere sed etiam oculis meis uidere ubi ips[a]e celentur uetitum est» [“So per certo che a Vienna si conservano alcune lettere di Andrea Luchesi, ma a me che bruciavo dalla voglia di consultarle l’archivista capo dell’Archivio Imperiale ha vietato non solo di leggerle ma addirittura di vedere coi miei occhi dove siano tenute nascoste”]. Le due lettere in questione non erano riportate nemmeno in caposaldi della musicologia novecentesca quali Luchese, le fantôme de Mozart di Georges Balla (Motta di Livenza, 1902), Le miracle de Andrea Luchesi, musicien italien à la conquête de l’Europe di Anne de la Baliverne (Lourdes, 1917), Pride and Prejudice: Haydn and Luchesi di Austen Zebedeens (London, 1920) e La actividad oculta de Andrea Luchesi y sus relaciones con Haydn y Mozart examinada a través del análisis de marcas de agua di Augustin Gallardo Taboguez (Madrid, 1921). Esse non compaiono nemmeno nell’eccellente Andrea Lucchesi gloria dell’Italia fascista e imperiale di Ottaviano Augusto Romano Oqubay (Addis Abeba, 1937 – XV). Non ne parla nemmeno Marco Travaglio nel suo, pur documentatissimo, E fu così che Luchesi svendette per un piatto di lenticchie la sua musica e la sua dignità di artista e di uomo, «Il Fatto Quotidiano», 13 gennaio 2019, in cui l’autore ricostruisce, con la sua solita verve, lo spregiudicato commercio di partiture messo in piedi dal Maestro mottense. Nella Germania nazista qualcuno aveva certamente potuto esaminare quelle due lettere, ma aveva taciuto per sostenere l’infame complotto antiitaliano orchestrato dal regime hitleriano e diretto da Goebbels in persona. La lettera di Luchesi ad Haydn non fu infatti accolta in nessuna delle edizioni critiche di epistolari di musicisti suoi contemporanei pubblicati sotto il Terzo Reich, come ad esempio in Gesamtausgabe der Briefe von Franz Joseph Haydn, gesammelt und kommentiert von Dietrich Marlene, Direktor des Deutschen Patriotischen Instituts für Arische Musikwissenschaft, zur ewigen Ehre des unsterblichen Dritten Reiches veröffentlicht und unserem geliebten Führer zu seinem Geburtstag als Zeugnis des Glaubens an das Schicksal Deutschlands dargebracht, Unrat Verlag, Berlin 1944, gigantesco volume pubblicato anche in lingua inglese col titolo abbreviato Complete Letters of Franz Joseph Haydn, Collected and Commented by Dietrich Marlene, Director of the German Patriotic Institute of Aryan Musicology, Published to Eternally Honor the Immortal Third Reich and Presented to our Beloved Führer on His Birthday as a Testimony of Faith in Destiny of Germany, Collaborationist Press, Buffalo NY 1944. Eppure Dietrich Marlene sapeva! Sapeva e tuttavia, obbedendo agli ordini del regime nazista che stava perpetrando la damnatio memoriae di Luchesi, ha colpevolmente taciuto! A pagina 12015 egli scrive infatti che «esiste uno scambio epistolare di Haydn con un certo Andrea Lucchesi [sic], ma non ritengo necessario pubblicarlo in questa raccolta perché, ai fini della celebrazione della gloria tedesca di Haydn, esso è un contributo irrilevante [unbedeutend]» (!!!). L’impudenza di Marlene lo spinge addirittura a parodiare il suo amatissimo Manzoni nell’irridente domanda «Lucchesi? Wer war das?» [“Lucchesi? chi era costui?”]. La lettera di Luchesi ad Haydn non figura nemmeno in Heil Mozart!, singolare e unico contributo musicologico dell’Hauptsturmführer Otto Fehler (Dachau-Treblinka, 1944), testo esemplare della mistificazione nazista sul quale hanno recentemente scritto pagine definitive Primo Levi e Taher Tabriz Al-Bashani (Mozart and the Nazis: How the Third Reich Created a Cultural Icon, «Iranian Journal of Musicology» XXXV/1, Jan. 1396, pp. 121-297). La musicologia nazista aveva paura della verità! Per le stesse miserabili ragioni, la lettera che Luchesi inviò al suo allievo, e che solo oggi è stata portata all’attenzione dei musicologi, non è citata nella pur ampia silloge Andrea Luchesi und seine Schüler, hrsg. von Anton Buffelmeister [“Andrea Luchesi e i suoi allievi, a cura di Anton Buffelmeister”], Leipzig, 1936, dove addirittura viene liquidata con un generico e grottesco «… et alia minima» [“… ci sono poi altri documenti trascurabili di infimo interesse”].
Possiamo dunque ben comprendere perché le due lettere di Luchesi siano rimaste ignote fino ad oggi: ne è stata proibita la divulgazione, prima dalla censura imperiale asburgica, poi dal nazismo!
È incontestabile prova di questa scellerata operazione il timbro del Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda stampigliato su entrambe le lettere e corredato di un appunto manoscritto, datato 15 dicembre 1942, a firma “Joseph Goebbels”:
«Diese Briefe müssen geheim bleiben: die Veröffentlichung ist strengstens verboten!»
[“Queste lettere sono segretate: la loro pubblicazione è rigorosamente proibita!”].
Si ignora come le due lettere di Luchesi siano arrivate a Johannes Buffelmann. Si ipotizza che possano essere state trafugate dal bunker di Hitler nei primi giorni del maggio 1945 per mano di un soldato dell’Armata Rossa e portate in Unione Sovietica, successivamente disperse e ivi rintracciate e acquistate clandestinamente da Siegfrid Buffelmann, il padre del benemerito antiquario bonnense. Vistose macchie di borsch e qualche parola oscena scarabocchiata in cirillico su entrambi i fogli rendono assai plausibile questa ipotesi.
Le due lettere, come abbiamo annunciato, gettano nuova luce sul ruolo centrale di Andrea Luchesi nella vita musicale europea degli ultimi decenni del Settecento.
La prima riguarda i suoi rapporti con Haydn e fa definitivamente luce su una controversa questione di attribuzione di paternità di alcune composizioni sinfoniche a lungo spacciate per opera del Maestro (?!?) di Rorhau, finora confinata in accademiche discussioni di carattere archivistico (cfr, Alan Tyson, A Study on the Symphonies of Andrea Luchesi in the Library of Modena Falsely Attributed to Haydn: Venetian Copyists and Watermarks, Youcanprint, Oxford 1955 e, sul fronte dei negazionisti a oltranza, la risposta di Michael Haydn jr., Alan Tyson, Do You Know Where You Can Put Your Watermarks?, «Blind Musicology» XXI/5, May 1955).
La seconda lettera non è stata purtroppo ancora interpretata del tutto. Il «Ludovico» destinatario del biglietto (vergato – si noterà – da un irritatissimo Luchesi) non è purtroppo identificabile, ma è certo che il messaggio faccia riferimento alle lezioni private che a Bonn Luchesi usava impartire ad alcuni ragazzini (come vedremo, non tutti diligenti come si conveniva con cotanto maestro!).
Le due lettere, prive di data, sembrano posteriori di qualche anno a quella che abbiamo pubblicato qualche mese fa, non fosse altro perché dimostrano i progressi compiuti da Luchesi nella padronanza della lingua tedesca: ma la comprensione del testo è resa a volte ardua (quando non impossibile) dal plurilinguismo sperimentalistico del compositore mottense (sull’argomento cfr. il fondamentale Koiné veneto-germanica ed espressionismo linguistico nella prosa di Andrea Luchesi di Giacomo Devoto (Oli, 1967).
Di ciascuna lettera riportiamo il testo originale e la proposta di traduzione in italiano (non sempre esente da incertezze e dubbi, che di volta in volta segnaleremo).
Lettera n. 1:
Sehr geehrter Herr Aidìn!
Menschenfresser Hund! Schwein Iljon!
Ich habe Ihnen meine drei belisime Sinfonien mit Ihrem Namen geschickt, aber der Kurier hat sie nach Modena geschickt, anstatt sie nach Esterházy zu schicken. Der Postdienst hier in Bonn funktioniert überhaupt un’ostia! Jetzt weiß ich nicht, was ich tun soll, weil Sie mir das Geld bereits gegeben haben. Ich werde drei weitere Sinfonien für Sie schreiben, noch schöner. Sind Sie einverstanden? Finèmola e démoghe un taio. Möchten Sie auch die Hörner im Orchester, oder sind die Hörner, die Ihnen Ihre Frau auf den Kopf legt, ausreichend? Scusème, ma co bevo me piaxe schersare!
Grüße aus Bonn
dero gehorsamster und bescheidenster Diener
Andreas Lukesi.
PS: Sie schulden mir immer noch fünfzig zecchini. Ich muss mein Honorar anpassen.
[Egregio Signor Haydn, [Ndr.: “Aidìn” nel testo]
orcocàn! [Ndr.: interpretazione congetturale] porca Ilio! [Ndr.: il significato di quest’ultima esclamazione è oscuro].
Vi avevo spedito tre mie bellissime [Ndr.: in italiano nel testo] sinfonie col vostro nome scritto sopra, ma il corriere le ha spedite a Modena anziché mandarle a Esterházy. Il servizio postale qui a Bonn non funziona come dovrebbe! [Ndr.: interpretazione congetturale: Luchesi scrive “un’ostia”]. Adesso non so cosa fare, perché mi avete già dato i soldi. Scriverò per voi altre tre sinfonie, ancora più belle. Siete d’accordo? Finiamola così e terminiamo le lamentele [Ndr.: interpretazione congetturale]. In orchestra volete anche i corni, oppure vi bastano quelli che vi mette in capo vostra moglie? Chiedo venia, ma quando bevo mi piace scherzare! [Ndr.: interpretazione congetturale]
Un caro saluto da Bonn.
Di Vostra Signoria Illustrissima l’umilissimo e obbedientissimo servitore
Andrea Luchesi.
Post Scriptum: mi dovete ancora cinquanta zecchini. Dovrò rivedere i miei prezzi.]
Lettera n. 2:
Hure Elend, Ludovico!
Du bist wirklich ein Schuft und ein Dummkopf und ein kojonazzo! Du machst ständig Monate! Auch heute bist du nicht zu mir zum Unterricht gekommen. Ich habe drei Stunden gewartet und bin dann zum Haus deines Vaters gegangen, um ihm zu sagen, was du getan hast. Dein Vater war gerade aus der Musikkapelle zurück gekommen, aber er war bei der Kneipe vorbei gegangen und war wie üblich imbriago spolpo. Ich sagte deinem Vater, du machst keine Fortschritte. Glaubst du dein Glück zu machen? Ludovico, wenn du dich weiterhin so benimmst, wirst du eine Auster im Leben anstellen. Du wirst deines Vaters Ende tun! Aber du hörst mir nie zu, Pajazzo! Es gibt keinen schlechteren Gehörlosen als diejenigen, die nichts hören wollen. Glaubst du es nicht?
Wenn du noch eine Lektion überspringst, schmeiße ich dich raus
A.L.
P.S. Du hast mein Honorar noch nicht bezahlt.
[Puttana miseria, Ludovico! [Ndr.: interpretazione congetturale: Luchesi scrive “Hure Elend!”]
Sei proprio un mascalzone, un idiota e uno stupidone! [Ndr.: interpretazione congetturale: Luchesi scrive “kojonazzo”] Fai continuamente mesi! [Ndr.: il testo riporta la parola “Monate”, che rende incomprensibile la frase]. Ancora una volta hai marinato la mia lezione. Ti ho aspettato tre ore, poi sono andato a casa di tuo padre per raccontargli cosa avevi fatto. Tuo padre era appena tornato dalla Cappella musicale, ma era passato dall’osteria e, come al solito, era ubriaco scarnificato [Ndr.: espressione oscura: Luchesi scrive “imbriago spolpo”]. Gli ho detto che non fai nessun progresso. Pensi di fare così la tua fortuna? Ludovico, se continuerai a comportarti così non combinerai un’ostrica nella vita [Ndr.: espressione oscura]. Farai la fine di tuo padre! Ma tu non mi ascolti mai, persona inaffidabile! [Ndr.: interpretazione congetturale: Luchesi scrive un indecifrabile “Pajazzo”]. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non lo credi? Se salti ancora una lezione ti caccio via a calci nel sedere.
A. L.
P.S. Non mi hai ancora pagato il compenso per le mie lezioni].
22 Marzo 2020 il 16:59
Prima di tutto grazie per questi due tesori nascosti, che ci fanno scoprire un mondo musicale nascosto.
Secondo : “Ma veramente non riuscite a decifrare quelle parti delle lettere?”
Si vede che non avete parenti o amici veneti.
Sono tutte espressioni colorite, insomma parolacce.
Cmq, in ordine e sperando di non dimenticare nulla.
Orcocan ossia porco cane, molto usata anche oggi.
Porca Ilio=Troia ossia porca puttana.
In veneto si bestemmia forte (talvolta anche i preti) ed ostia= ossia l’ostia consacrata viene spesso citata a gran voce. Talvolta la parola è sacramento (intendendo santissimo sacramento).
In breve ostia in questo caso è sinonimo di nulla, cioè non funziona nulla. Equivalente di non funziona un cazzo.
Finemola = finiamola e degheme =diamogli un Taio= Taglio.
Scusate m quando bevo mi piace scherzare è corretta.
MA NON AVETE MAI LETTO GOLDONI O IL RUZANTE?
Andiamo avanti:
Puttana miseria è l’equivalente di porca miseria.
Kojonazzo = coglionazzo ossia coglione quindi stupido.
In Italia, terra dalle mille e mille parolacce gli organi sessuali (maschile e femminile) sono modello di stupidità. Quindi da cazzo= cazzata (minchia o mizzeca ricordate Franco e Ciccio?) e da mona(fica/sorca/vulva)= monate.
È scritto in maiuscolo perché in tedesco i sostantivi si scrivono in maiuscolo. Bere fino ad ubriacarsi era costume diffuso. Lo stesso padre di Beethoven (anch’egli cantore) dopo la funzione correva ad ubriacarsi e talvolta picchiava moglie e figli (anche il nostro amato Ludwig quello di “Per Elisa” in realtà “für Therese” Malfatti).
L’ubriacatura ha vari livelli e quella spolpo = spolpato ossia che ha fatto uscire il ben dell’intelletto al padre di Ludovico (che sia il nostro Ludwig?) impediva di comprendere e ricordare un qualsiasi pensiero altrui.
Come detto sopra la parola ostia viene talvolta deformata, tipo: osti o ostrica, ed è questo il caso in questione. Quindi significa non combinerai niente nella vita.
Tutte i suffissi jazzo o jazo sono equivalenti all’italiano accio quindi pajazzo= pagliaccio.
Se cercate nella vita di Haydn (mi sembra ci sia pure su wiki) troverete un divertente episodio di come il compositore ricevette da Niccolò Porpora a Vienna lezioni di composizione. Cito a memoria “tra gomitate nella schiena, coglione e altre cose simili, mi insegnò a comporre in modo sublime”.
Un saluto e ancora grazie
Silvano, pianista e maestro di canto ora in Giappone.
22 Aprile 2020 il 22:13
Gentilissimo Silvano, la ringrazio per lo spiritoso commento, che oltretutto chiarisce a chi non è veneto alcune bizzarre invenzioni linguistiche. Non vorrei però che chi leggesse il mio divertissement lo prendesse alla lettera come un documento reale: trattasi di un pastiche che prende in giro, sin dall’inverosimile bibliografia citata, alcune tesi indifendibili sul buon Andrea Lucchesi, veneto come me…