Due righe al volo, per far toccare con mano agli scettici che i negazionisti non mollano mai la presa, notte e giorno d’intorno girando intorno ai medesimi argomenti, tentando di far breccia negli utenti à la novax, terreno spesso fertilissimo in chi simpatizza per le padanìe (che rima con manìe).
Qualcuno ricorderà, forse, un chitarrista che ha fatto e sta facendo propaganda per i due musicologi laudati alla Radio vaticana. Qualche giorno fa costui è tornato a ricamare sulla realtà, ventilando le solite illazioni sul Requiem come opera a più mani ecc., contestando il genio dalla cima dell’albero.
Mi chiedo perché insinuare quel che si sa da tanto tempo? Che Mozart non abbia composto il Requiem per intero è notissimo, ma questo dato non implica alcun tipo di valutazione sulla produzione restante e sull’artista. E perché il tizio in questione non si dà la pena di leggere il commento critico della NMA, accessibile a tutti? Ho riportato, sotto, l’allusione e, a destra in senso orario, la spiegazione della NMA. Sotto, tanto per ricordarci con chi abbiamo a che fare, una pestata dei laudati, grande come una casa.
I due ‘scienziati’, nella loro Caduta, hanno dimostrato di non sapere (o di non voler sapere) neanche il nome della prima interprete di Susanna – Nancy Storace, per la cronaca – e fanno riferimento … alla tesi di laurea del chitarrista alla Sapienza (dato verificato con l’aiuto di un Collega), dove questo genio della musicologia attesta, con autorevolezza necessaria ai complottisti, che l’onnipossente Luchesi formò la Flittner, rendendola in grado di interpretare il suolo di Susanna per la prima volta. Bum! Ignorante! La Fittner in questione era in realtà un’attrice di teatro che sapeva cantare (non era un caso raro, esimii laudati: lei si esibì anche come soprano fino al 1793), ed era piuttosto famosa (soprattutto col cognome dei mariti, prima Bethmann e poi Unzelmann). Interpretò, ad esempio, Donn’Anna nella ripresa berlinese di Don Giovanni (1789) e… in tedesco, cioè la lingua che questo pulviscolo di approssimazione ritiene complice dell’appropriazione nazista di Mozart.
E questa gente che vede il fantasma del povero Luchesi ovunque, nonché eserciti di Sturmtruppen in marcia, sarebbe degna di fiducia? Ma va là, il Requiem è di Mozart, e piantiamola di spacciare notizie infondate.
Tanto più che nelle loro sperticate eulogie al fantasma del maestrino veneto rispunta sempre un cosidetto “Requiem di Luchesi” che invece consiste in un semplice Introitus più «Dies Irae», mancando tutte le altre sezioni di una Missa defunctorum. Una compilazione di brani preesistenti, unificati dalla tonalità di Fa maggiore e forse arricchita durante il periodo bonnense sì da formare una sorta di centone. Questo non è incompleto, vero? Due pesi, due misure…
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