“La prima pellicola che somiglia all’Amadeus di Forman risale al 1942, fu voluta da Goebbels e si intitola Wen di [sic] Götter lieben (“L’amato degli dei” [sic] cioè Amadeus [sic]). Non si parla di Salieri perché il compositore italiano non era criticato ai tempi di Hitler. Venne inserito come personaggio negativo solo nei film che seguirono la fine della seconda guerra mondiale, quando l’Italia aveva tradito il patto coi tedeschi, ad esempio in The Mozart Story del 1948″.
Così gli ineffabili Luca e Anna in una – con rispetto parlando – intervista del 2016, la quale sintetizza il volume I, capitolo I del loro best(ial) seller La caduta degli dei.
E ancora nel Rotolone I, loc. cit.: “Mancavano Da Ponte perché era un ebreo e i massoni perché Hitler non ce li voleva”.
Già si è visto che il duo di Sondrio sbarella di brutto perfino quando parla di cinema. A questo link abbiamo dimostrato quanto sia privo di fondamento il gran baccano da loro orchestrato sul film di Karl Hartl Wen die Götter lieben, preceduto di ben due anni dal cinepanettone mozartiano di Carmine Gallone Melodie eterne, con un rotondetto Gino Cervi nei panni del genio di Salisburgo.
Ma – potrebbero obiettare B&T cercando di salvare quel poco di faccia che gli rimane – “nel 1940 l’Italia di Mussolini stava per entrare in guerra al fianco della Germania hitleriana; ergo per fare un film su Mozart essere nazifascisti è un requisito ideale. Perché il complesso discografico-dolciario post-nazista oggi non ne gira uno di riparazione sul Praenobilis Dominus Andrea Luca Luchesi, il vero autore della Jupiter e delle Nozze di Figaro?”.
Ebbene, cari formaggiai 110 e lode, c’è di peggio per voi. Sgomberando vecchie riviste dai bauli della nonna, abbiamo scoperto che il diabolico dottor Goebbels non aveva proprio inventato un bel nulla; anzi aveva copiato ogni cosa (incluso il titolo) dall’odiato nemico britannico, che già nel 1936 aveva prodotto la pellicola Whom the Gods Love. Regia di Basil Dean da un soggetto di Margaret Kennedy, estratti operistici diretti da Sir Thomas Beecham alla guida della London Philharmonic Orchestra, consulenza musicale del dottor Bernhard Paumgartner, che a quell’epoca era ancora direttore del Mozarteum donde fu cacciato per l’appunto dai nazisti dopo l’Anschluss del 1938.
E qui vi facciamo omaggio del cast originale, in effetti non di primo piano; come pure del tutto perdibili ci sembrano i due film omonimi, il tedesco e l’inglese, per i quali si può parlare rispettivamente di cinewürstel e cinepudding. Più o meno due gocce d’acqua, anzi di melassa. A differenza di B&T noi li giudichiamo entrambi patetici fumettoni per famiglie, ben lontani dall’abile mascalzonata di Forman; si noti tuttavia che qui Da Ponte non manca. Almeno ci siamo risparmiati l’antisemitismo, ed è già qualcosa; c’è perfino un Salieri molto azzimato confuso nella massa delle comparse e non ritenuto degno di menzione nella lista degli attori
Stephen Haggard nel ruolo di Wolfgang Amadeus Mozart
Victoria Hopper nel ruolo di Constanza Mozart
John Loder nel ruolo del pincipe Lobkowitz
Liane Haid nel ruolo di Aloysia
Jean Cadell nel ruolo di Frau Mozart
Hubert Harben nel ruolo di Leopold Mozart
Frederick Leister nel ruolo dell’imperatore
Marie Lohr nel ruolo dell’imperatrice
Laurence Hanray nel ruolo dell’ Arcivescovo di Salisburgo
George Curzon nel ruolo di Lorenzo Da Ponte
Richard Goolden nel ruolo di Weber
Muriel George nel ruolo di Frau Weber
Raymond Huntley nel ruolo di Langer
Leueen MacGrath nel ruolo di Josefa Weber
Chi si diletta di archeocinema può anche visionarlo su YouTube.
8 Agosto 2020 il 23:23
Capisco che l’indignazione possa a volte guidare i nostri atti, ma temo che in questo casso abbiate un po’ trasceso.
Non è infatti possibile che, pur nel serrato confronto delle idee, si giunga ad insolentire dei seri professionisti che ogni giorno si dedicano con dedizione e competenza all’oggetto del loro interesse.
Mi rincresce, quindi, ma temo che stavolta dobbiate delle scuse doverose.
Ai formaggiai.
9 Agosto 2020 il 00:50
Giusto; tante scuse ai formaggiai, ma solo a quelli che esercitano onestamente la loro arte. Gli altri li ribattezzeremo “musicologi”.