di Michele Girardi
Ha esternato Luca Bianchini il 2 novembre 2022: «È stato pubblicato da poco il libro Josef Mysliveček “Il Boemo” scritto dal professor Daniel Freeman, che ringrazia me e Anna Trombetta in prefazione. Per le notizie su Mozart e il Mitridate cita anche i nostri libri e i nostri studi. Siamo molto felici per questo, trattandosi di un volume importante su un compositore boemo contemporaneo dei Mozart, spesso trascurato, che Mozart e suo padre Leopold hanno saccheggiato in lungo e in largo.»
A ognuno il suo cantastorie. C’è il Woody Allen di Play it again, Sam, che racconta all’amico Dick: «Yeah, I’m fine. I snapped my chin down onto some guy’s fist and hit another one in the knee with my nose!» E c’è il musicologo della domenica che annuncia al fan club: «Abbiamo l’onore di carteggiare col celebre Professor Hugo Buffelmann dell’Università di Weißnichtwo, il quale ha lodato le nostre ricerche e si ripromette di citarle nel suo prossimo volume». Segue fanfara trionfale di corni, trombette e pernacchioni all’indirizzo della perfida musicologia ufficiale che “ci ha sempre nascosto la verità”. Poi — a libro pubblicato — arrivano le smentite, ma quelle le spazzano sotto il tappeto. Si sa: per la platea mediatica la prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo.
Ma è davvero così? In data 6 novembre, messo a conoscenza della sortita bianchiniana, il prof. Daniel E. Freeman l’ha così commentata con un membro dell’Accademia della Bufala:
Suppongo che in circostanze normali dovrei essere lusingato dalle lodi che chiunque rivolge alle mie ricerche. In questo caso, posso tranquillamente dire che da parte di questa gente ciò non significa nulla per me. Il mio libro non avalla nessuna delle teorie formulate da Bianchini e Trombetta. Nemmeno ne faccio menzione. Il farlo sarebbe stato uno spreco di tempo e spazio, dato che sono tanto eccentriche e offensive. È strana la loro smania di accreditarsi. Pretendono di riuscirci semplicemente facendo citare qualche frammento delle loro ricerche. Non mi rallegra il modo in cui Bianchini e Trombetta hanno utilizzato il mio lavoro per ottenere un credito inesistente – ce n’è soltanto quella misura loro spettante per argomenti marginali che rappresentano un minimo aspetto del loro lavoro.
[I suppose under ordinary circumstances I should be delighted by praise for my research from anyone. In this case, I can safely say that it doesn’t mean anything from these people. My book contains no endorsements of any of the theories that originate from Bianchini and Trombetta. I don’t even mention them. It would have been a waste of time and space to do so, since they’re so eccentric and offensive. It’s odd how they’re so obsessed with validation. They claim to achieve it simply by having some small part of their research cited. I’m not pleased at the way that Bianchini and Trombetta have tried to use my work for validation, when there isn’t any – only some credit they deserve for peripheral issues that are a very small aspect of their work.]
Daniel E. Freeman
Ed ecco, in gentile anteprima fornita dall’Autore, uno stralcio del suo libro che chiarisce meglio il bilancio dei debiti e dei crediti. Materia del contendere: l’esame di ammissione all’Accademia Filarmonica di Bologna, sostenuto da Mozart e da Mysliveček rispettivamente nel 1770 e nel 1771:
In conformità alle procedure consuete per i candidati, il canto gregoriano utilizzato come base del mottetto di Mysliveček «Veni sponsa Christi» era stato sorteggiato dai membri dell’Accademia Filarmonica affinché fosse musicato sul momento. In questo caso, l’originaria destinazione liturgica del tema era un’antifona al Magnificat per i Vespri del Comune delle Vergini. Luca Bianchini e Anna Trombetta, Mozart: The Fall of the Gods, parte 1 (Tricase: Youcanprint, s.d.), pp. 329–38, si preoccupano di sottolineare che mentre – a loro avviso – il contrappunto di Mysliveček nella composizione d’esame era concepito in modo impeccabile, Mozart era stato ammesso all’Accademia Filarmonica con un elaborato per nulla indice di una sua padronanza delle regole di quel tempo circa la composizione contrappuntistica. Peraltro, delle tre versioni dell’antifona [di Mysliveček] che ancora si conservano a Bologna (cfr. Catalogo 2), una legata direttamente a Padre Martini reca tracce autografe di sue correzioni. Questa versione del mottetto era probabilmente un saggio preparatorio per un’intonazione poi sostituita dall’altra versione del mottetto che si conserva al Museo internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna, e poi dalla versione effettivamente presentata all’Accademia Filarmonica, che pure si conserva nei loro archivi (Capsa IV, n. 139). Parrebbe quindi che in realtà fosse consuetudine di Martini intervenire a favore di candidati stranieri privilegiati.
[The chant used as the basis of Mysliveček’s motet “Veni sponsa Christi” was chosen at random for immediate setting by members of the Accademia Filarmonica in conformance with their usual procedures for entrants. In this case, the original liturgical use for the chant was as a Magnificat antiphon for Vespers from the Common of Virgins. Luca Bianchini and Anna Trombetta, Mozart: The Fall of the Gods, part 1 (Tricase: Youcanprint, n.d.) 329–38, takes pains to point out that whereas the authors believed that Mysliveček’s counterpoint in the test composition was flawlessly conceived, Mozart was admitted to the Accademia Filarmonica with an exercise that does not at all demonstrate a mastery of contemporary standards for composing counterpoint. However, of the three versions of the antiphon that still survive in Bologna (see Catalog 2), one associated directly with Padre Martini bears evidence of correction in his own hand. This version of the motet was likely a preparatory attempt at a setting that was superseded by the other version of the motet preserved in the Museo internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna and the version actually submitted to the Accademia Filarmonica, which is preserved in their archives (Capsa IV, no. 139). Thus, it would seem that it was actually a habit of Martini to intervene on behalf of favored foreign entrants].
daniel e. freeman
Dopo questo ennesimo schiaffone (che segue questo, questo e anche questo), non possiamo nascondere un certo compatimento per i nostri disperati bufalari. Bianchini, Trombetta e seguaci continuino pure a fare la ruota inalberando sul preterito le penne mendicate o rubate ai veri studiosi, e i loro seguaci seguitino pure a svendersi il cervello. Sappiano comunque che non la faranno mai franca.
Commento dell’Accademico Aristarco Scannabufale
«Vivi complimenti… meravigliosa soddisfazione… immagino la bile», vociferano deliziati i fiancheggiatori. Illusione, dolce chimera sei tu… Beccàti di nuovo con le dita sporche nella marmellata, Bianchini e Trombetta fanno come gli innamorati sgraditi: Daniel E. Freeman, massimo esperto di Mysliveček, li smentisce per la seconda volta; altrettanto ha fatto in versione bilingue il prof. Cliff Eisen (vedi sopra). E loro si dichiarano «molto felici». Cosa bisogna ancora fare per levarsi dalle sfere questi petulanti personaggi, che stanno alla musicologia come il tarlo sta al violino ? Denunciarli per stalking ? Ma no, sarebbe fargli un immeritato onore. Basterà, come si usa dalle mie parti orientali, ricordargli l’antico proverbio: “Havlayan köpek ısırmaz”.
24 Maggio 2023 il 20:25
Il detto citato in conclusione dal nostro co-accademico Aristarco (al secolo Toghrul-i-lang ibn Sharamuthi) ha un perfetto equivalente nella lingua italiana, come non sempre accade coi proverbi.
In questo caso: “Can che abbaia non morde” 🐈️🐈️